Barolo DOCG 2016
Regione: Piemonte
Formato: 0,75 LT
Anno: 2016
Gradazione: 14,50%
Temperatura Servizio: 16-18 gradi
Tempo Conservazione: Fino a 20 anni
Vinificazione: La fermentazione avviene in fermentini in acciaio a temperatura controllata; l'affinamento si svolge per 24 mesi in botti di rovere francese e almeno un anno in bottiglia.
Uvaggio: 100% Nebbiolo
Abbinamento: Risotto al barolo, brasato al barolo, piatti con tartufo, selvaggina e formaggi stagionati.
Solfiti: Contiene solfiti
Sede cantina: Via Alba-Monforte, 55 12060 CASTIGLIONE FALLETTO (CN)
In una delle più belle e vocate zone delle Langhe, Roccheviberti si occupa da molte generazioni dei vigneti di famiglia, vinificando solo le uve dei suoi vigneti. Nascono così nobili vini rossi, che vengono affinati in botti di rovere francese e successivamente in bottiglia. Il Barolo docg rivela un elegante colore rosso granato, un bouquet complesso composto di viole, frutti rossi, spezie e vaniglia, un sapore morbido, deciso e persistente. Utilizziamolo come ingrediente prezioso per preparare un risotto e un brasato al barolo, e poi accompagnamolo a questo strepitoso menù della tradizione piemontese.
L’azienda vitivinicola Roccheviberti è situata nel comune di Castiglione Falletto, in località Rocche. Siamo in una delle zone più belle e interessanti delle Langhe, in un territorio secolarmente vocato per la viticoltura: i nebbioli di queste colline sono sempre stati considerati tra i migliori dell’intero territorio di origine. Attualmente l’azienda agricola occupa 4,5 ettari di vigneto specializzato; si coltivano uve di grande pregio: nebbiolo, barbera, dolcetto, tutti vitigni autoctoni delle Langhe e del Piemonte. La famiglia Viberti, viticoltori da molte generazioni, vinifica esclusivamente uve di proprietà nel solco di antiche tradizioni di cantina e nel rispetto totale della materia prima. I nobili vini rossi dell’azienda Roccheviberti riposano in botti di rovere francese e successivamente in bottiglia, e lentamente elaborano delicati profumi e affinano la pienezza e l’austerità dei sapori