Lemoss Glera frizzante non filtrato
Premi: Top 50 best wines in New Zealand - Viva Magazine 10 Best Budget Buy - Viva Magazine
Regione: Veneto
Formato: 0,75 LT
Anno: s.a.
Gradazione: 11,00%
Temperatura Servizio: 6-8 gradi
Tempo Conservazione: Fino a 3 anni
Vinificazione: Pressatura molto soffice, macerazione a contatto con le bucce per dodici ore a quattro gradi, prima fermentazione on lieviti indigeni a temperature controllate per sette-dieci giorni. Rifermentazione in bottiglia con lieviti indigeni presenti nella pruina e affinamento in bottiglia per 60 giorni dopo la rifermentazione.
Uvaggio: 100% Glera
Abbinamento: Aperitivo amichevole e informale, primi piatti con verdure di stagione, pesce.
Solfiti: Contiene solfiti
Sede cantina: Via del Carmine, 2, 31020 Rai TV
Dall'antico e ormai quasi introvabile metodo Bellussera nascono le uve Glera per Lemoss di Cà di Rajo. I fratelli Bellussi idearono questo sistema di coltivazione in Veneto a fine ottocento, per combattere la piaga della peronospera: le viti crescono a circa tre metri di altezza sostenute da un insieme di raggi che formano naturali geometrie decorative. Bello e sostenibile, costoso però, perchè prevede grande manodopera e scarsa meccanizzazione, eppure a Cà di Rajo viene largamente adottato e difeso come qualcosa di unico e prezioso. Lemoss è un bianco frizzante, grazie alla rifermentazione in bottiglia, e leggermente velato allo sguardo per la presenza nel vino dei lieviti naturali. Profumato di fiori, agrumi e crosta di pane, ha un gusto fresco e brioso, ideale per un aperitivo, un antipasto di mare, un risottino al radicchio….
imone, Alessio e Fabio Cecchetto sono i tre giovani titolari di Ca’ di Rajo, azienda agricola ubicata a Rai di San Polo di Piave, in provincia di Treviso. I tre fratelli portano avanti con competenza e determinazione l’attività fondata dal nonno, ed anche la sua battaglia in difesa della bellussera, antico metodo di coltivazione della vite che fu ideato nella zona di Treviso dai fratelli Bellussi a fine ottocento per contrastare il flagello della peronospera. Si tratta un sistema a raggi che si sviluppa a circa tre metri di altezza da terra, in cui i filari ricamano il terreno come un merletto e formano un decorativo monumento naturale. Metodo molto sostenibile, pur se economicamente impegnativo e per questo praticamente in via di estinzione. Cà di Rajo lo difende a spada tratta e lo impiega nei quindici ettari di vigneti coltivati a Raboso del Piave, Glera, Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon, Verduzzo, Merlot oltre al Manzoni Rosa 1.50 creato dal prof. Manzoni dall’impollinazione tra Traminer e Trebbiano, rarissimo autoctono che solo tre cantine producono e solo Cà di Rajo spumantizza. All’interno della tenuta troviamo la trecentesca chiesetta del Carmine e laTorre di Rai risalente al decimo secolo. Radici antiche e profonde tengono ben salda questa azienda dallo stile dinamico e contemporaneo, e costituiscono la vera ricchezza, storica e umana, da cui partire per raggiungere altissimi traguardi.