Descrivere i vini di Josko Gravner significa descrivere lui stesso, la sua terra, il suo pensiero.
Viticoltore in Oslavia, piccola frazione di Gorizia, sulle colline del Collio al confine con la Slovenia, ha presto abbandonato quella che definisce tecnologia moderna, che non rinnega affatto, ma che ritiene non adatta al mondo della vite e del vino.
In vigna regnano la natura e il tempo, il rispetto delle fasi lunari; gli interventi se ci sono sono minimi e solo se indispensabili; in cantina la vinificazione avviene in anfore di terracotta della Georgia, come avveniva cinquemila anni fa e come facevano gli antichi romani.
Niente lieviti aggiunti, niente chiarificazioni o filtrazioni, ma una attesa lunga e paziente, che permette al vino di essere pronto dopo sette anni dalla vendemmia.
Solo accogliendo questa filosofia si può comprendere l’eccezionalità dei vini di Gravner, che sono “semplicemente” lo specchio di ciò che la natura permette o non permette, una natura che l’uomo deve limitarsi ad assecondare, nel tentativo di far emergere ciò che di meglio essa ha da offrirci.
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