Raboso Piave DOCG Malanotte Notti di Luna Piena
Sconto 12%
Premi: Concours Mondial de Bruxelles: primo classificato; Mundus VIni: secondo classificato.
Regione: Veneto
Formato: 0,75 LT
Anno: annata corrente
Gradazione: 14,00%
Temperatura Servizio: 16-18 gradi
Tempo Conservazione: Fino a 20 anni
Vinificazione: Il 70% delle uve viene surmaturato in pianta, il 30% viene appassito in fruttaio per 40 giorni. Macerazione di 20/25 giorni su tini di legno a 24-26° C per favorire l’estrazione della sostanza colorante contenuta nelle bucce. Fermentazione malolattica appena dopo la svinatura con batteri selezionati. 36 mesi in botti di legno da 12 hl per le uve smaturate in pianta, 24 mesi in barriques per uve passite in fruttaio. Affinamento in bottiglia per sei mesi prima della commercializzazione.
Uvaggio: Raboso Piave in Purezza
Abbinamento: Carne rossa in umido o arrosto, selvaggina, formaggi stagionati.
Solfiti: Contiene solfiti
Sede cantina: Via del Carmine, 2, 31020 Rai TV
Si narra che nelle notti di plenilunio il diavolo arrivi a Rai e sosti con un piede sulla torre antica e con l’altro sul campanile della chiesa.... Si spiega così il nome di questo vino rosso ottenuto da uve Raboso coltivate a bellussera, antico e coreografico sistema di viticoltura, oggi poco diffuso ma ancora ampiamente utilizzato a Cà di Rajo. Il processo di vinificazione prevede la surmaturazione sulla pianta di quasi i due terzi dei grappoli e l’appassimento dei rimanenti in fruttaio, quindi la rispettiva maturazione in botti per trentasei mesi e in barriques per ventiquattro mesi. Eleganza, struttura, longevità abbondano in questo rosso fruttato e speziato, che il sommelier consiglia per carne e selvaggina, oltre che per formaggi tipici stagionati.
Simone, Alessio e Fabio Cecchetto sono i tre giovani titolari di Ca’ di Rajo, azienda agricola ubicata a Rai di San Polo di Piave, in provincia di Treviso. I tre fratelli portano avanti con competenza e determinazione l’attività fondata dal nonno, ed anche la sua battaglia in difesa della bellussera, antico metodo di coltivazione della vite che fu ideato nella zona di Treviso dai fratelli Bellussi a fine ottocento per contrastare il flagello della peronospera. Si tratta un sistema a raggi che si sviluppa a circa tre metri di altezza da terra, in cui i filari ricamano il terreno come un merletto e formano un decorativo monumento naturale. Metodo molto sostenibile, pur se economicamente impegnativo e per questo praticamente in via di estinzione. Cà di Rajo lo difende a spada tratta e lo impiega nei quindici ettari di vigneti coltivati a Raboso del Piave, Glera, Chardonnay, Pinot Bianco, Sauvignon, Verduzzo, Merlot oltre al Manzoni Rosa 1.50 creato dal prof. Manzoni dall’impollinazione tra Traminer e Trebbiano, rarissimo autoctono che solo tre cantine producono e solo Cà di Rajo spumantizza. All’interno della tenuta troviamo la trecentesca chiesetta del Carmine e laTorre di Rai risalente al decimo secolo. Radici antiche e profonde tengono ben salda questa azienda dallo stile dinamico e contemporaneo, e costituiscono la vera ricchezza, storica e umana, da cui partire per raggiungere altissimi traguardi.